mors tua, ormone mio
Perché stupirsi che la destra faccia la destra?
Gliel’abbiamo proprio messa lì su un piatto di acciaio chirurgico. Decenni di accettazione se non proprio di prostrazione verso la patologizzazione, divinità crudele e necessaria. Via obbligata attraverso il sacrificio. Noi piccoli agnelli autosacrificanti.
E se poi un giorno scoprissimo che non esiste nessuna malattia? Che figuraccia, ma andrà così.
La patologizzazione ha fatto comodo a molti e molte, alle associazioni che gestivano e gestiscono i consultori, a professionisti e professioniste che di fatto hanno guadagnato vendendo dei fogliacci inutili a caro prezzo. Dimenticando una delle intuizioni della legge 180 cioè di servizi psichiatrici diffusi sul tutto il territorio nazionale, ma poi il Nord e poi il Sud e il Sud non ha mai niente.
È quasi più facile comprarsi dei voti e farsi eleggere da qualche parte.
Se la destra fa la destra e va all’ attacco degli ospedali è perché per anni la questione è stata volutamente tenuta, in un regime farmaco-sanitaria sotto il vigile occhio dell’Onig, l’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, che ha scambiato la O di osservatorio con la O di ossequio al sistema. Un classico dell’amministrazione italiana che crea enti e sigle per piazzare i cugini dei cugini o gli amici dei cugini o i cugini degli amici o gli amici degli amici.
Nessun complotto sia chiaro, solo il solito bilanciamento tra l’offerta e l’imposizione di servizi e la malleabilità di potenziali cambiamenti che per ragioni diplomatiche non arriveranno mai. Il tetto di cristallo dell’autodeterminazione.
La questione dei minori con diversità di genere non è esplosa quando si è raggiunta una massa critica o quando le associazioni hanno iniziato a ragionarci, ma solo quando si è iniziato a parlare di sospensori della pubertà, noti anche come I Bloccanti, differenza semantica sottile ma decisiva. È questo l’ennesimo piatto di acciaio, che è anche un patto d’acciaio.
Psichiatrizza oggi, patologizza domani e la destra fiutato l’affare ci si è fiondata sopra. Perché di affare elettorale si tratta. È chiaro che dei minori di qualsiasi foggia e genere gliene frega meno di un controllo fiscale, che l’idea pedagogica sia classista.
Contemporaneamente nelle scuole è esploso anche il discorso dei DSA, i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, e in parallelo ma con percorsi molto diversi quello sulle neurodivergenze.
In sintesi è ok dare del Ritalin a dei minori, non è ok dare dei sospensori reversibili.
Se la destra attacca il Careggi è perché abbiamo lasciato che l’intera questione fosse solo tecnico-scientifica. A destra ha attecchito meglio quel pensiero antivaccinista più complottista e antiscientifico, in uno strano gioco dove le parti a favore della tecnica farmaceutica a volte è antisistema, cioè antistatale, a volte è una scusa per mascherare un sistema sanitario pubblico che sta cadendo a pezzi. È pur sempre un grande complotto delle case farmaceutiche che non fanno altro che seguire il libero mercato. Certo c’è anche l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, che regolamenta la distribuzione dei farmaci nelle fasce di reddito e in relazione alle richieste mediche e al sesso.
In inglese è gatekeeper. Affilato, ignoto. La traduzione letterale è il guardiano del varco. Suona molto fantasy ma non è altro che una variazione dello stato di polizia. Polizia in senso esteso, più simile al significato metafisico della Forza dell’Ordine, in contrapposizione alla Forza del Disordine.
La destra fa la destra perché è fondamentalmente poliziesca e se dici a uno di destra che hai un corpo sbagliato farà di tutto per raddrizzarti.
L’esperienza trans è una esperienza di sottomissione alle forze dell’Ordine, qualsiasi tipo di Ordine.
Percorrere la china scoscesa della sottomissione porta a inventarsi qualsiasi tipo di strategia e di scenari più o meno irrealistici e consolatori (lo scrivo con quella tenerezza che non ci viene da nessuna parte).
L’idea che esista una comunità trans, per esempio. Chi parla di una comunità trans ha la vista appannata e non vuole vedere che la questione trans è intrinsecamente ed essenzialmente economica e di classe. Senza voler romanticizzare, perché avere le pezze al culo non ha niente di romantico, ma le radici dell’attivismo trans sono nella prostituzione e nel sex work. Poi si può scegliere di ignorarlo e ricordare Stonewall come fosse un cartone della Warner Bros, come si può scegliere di performare una indecenza autocompiaciuta. Economica perché si basa sul codice fiscale e su reddito ed esenzioni e sulla capacità economica di riuscire a evitare la sanità pubblica (onestamente la cosa migliore da fare).
O che l’essere trans porti a essere una persona soffusamente migliore. Non considerare che la sofferenza non è conchiusa in sé ma può portare alle più ridicole megalomanie o ai più infimi sottoscala della vita (ogni riferimento a Harry Potter è assolutamente casuale).
Cerchiamo di capire quali siano le strategie di sopravvivenza senza confonderle come strategie politiche. La favolosità è stata un ribaltamento dei concetti estetici e delle aspettative di genere, ma sul piano politico adesso è qualcosa di piuttosto inconsistente.
Tra patologizzazione e attivismo ci sono in atto due spinte. Una verso questa fantomatica, materna, ecumenica comunità che in ogni tentativo di renderla reale ha lasciato sempre morti e feriti. L’altra verso l’individualismo diagnosticabile con qualche centinaia di euro. Nel mezzo si cerca di sopravvivere, di non cedere alla disperazione, al sentirsi dei cazzo di freak, di diventare degli infopoint, di essere sia il problema (per alcuni) che la soluzione (per altri).
Se la destra si permette di fare la destra è anche perché le associazioni LGBT, almeno sulla comunicazione esterna, hanno puntato tutto e solo sull’amore che è amore e sui matrimoni. Per questo auspico sia l’esplosione delle associazioni di categoria che l’abbandono delle politiche identitarie.
Il dialogo con le istituzioni è solo un tiepido balletto che al massimo può portare all’ illusione della partecipazione diretta. Le carriere alias, per esempio, sono allo stesso tempo una prova di resistenza e una completa delega. Sono un fallimento politico e una piccola brillante libertà per chi riesce a ottenerla.
Se il centro di tutto rimane la patologizzazione e la medicalizzazione non solo il coltello dalla parte del manico, ma l’intero set di coltelli è privatizzato in un processo molto più ampio di disfacimento della sanità pubblica.
Lo stato di polizia interiore alla comunità trans (ma anche lesbica a quanto pare) discerne chi è davvero trans da chi non lo è, il tutto continuamente ratificato nel regime patologizzante appoggiato prima dalle associazioni trans e soprattutto dalla sinistra più schifosamente legalista che abbiamo mai avuto, una sinistra di destra.
Grazie a G.E.F.E.