La retorica transfobica di The Closer di Dave Chappelle

Antonia Caruso
5 min readNov 22, 2021

Uno dei punti di forza della comicità di Chappelle è che essendo nero può permettersi molte battute sui bianchi. Se si limitasse a prendere di mira i bianchi bifolchi che abitano in molti degli stati degli USA non ci sarebbe alcun problema. Dopo secoli di razzismo, segregazione, violenze e morti, è il minimo che qualcuno si possa permettere di prendere in giro il gruppo sociale dominante. Il problema è che Chappelle va oltre e, forte della fiducia del pubblico che pende dalle sue labbra, usa la stessa acrimonia che usa contro i bianchi dell’Ohio per fare battute misogine e transfobiche. Tra l’altro le solite battute transfobiche su donne trans e i loro peni o donne trans e neovagine che non sono proprio-come-quelle-vere.

Un esempio chiaro dell’uso manipolatorio che fa dell’antirazzismo è la battuta: “Perché è più facile per Bruce Jenner cambiare sesso [in originale: gender] che per Cassius Clay cambiare nome?”. Premesso che Caitlyn Jenner sia decisamente criticabile per le sue posizioni politiche da ricca signora bianca, cioè di destra, accostare due problemi totalmente distanti tra loro per avere ragione e per attaccare una persona trans è piuttosto manipolatorio.
Il sottotesto ovviamente è Caitlyn Jenner ha potuto fare una transizione anche perché è ricca e bianca (il che è molto probabile, Jenner probabilmente è l’unica donna trans a fare coming out dalla copertina di Vanity Fair) e Muhammad Ali no perché era nero. L’ordine dei problemi sono molto diversi.

Ali ha cambiato nome nel 1964 in seguito alla conversione all’Islam e perché considerava Cassius Clay “un nome da schiavo”, Jenner nel 2015. L’unica cosa che accomuna le due storie è che si parla di due persone famose che hanno deciso di cambiare nome in seguito a decisioni molto radicali delle loro vite, e nonostante la matrice dell’oppressione verso una donna bianca trans e un uomo nero musulmano, entrambi sotto i riflettori della stampa, sia la stessa, dubito che Chappelle abbia voluto darne una lettura intersezionale di questo tipo anche perché, nell’ordine del discorso, le ha volutamente contrapposte dando alla prima un valore negativo e al secondo positivo. Anche Ali avrebbe capito che Jenner e Ali non possono concorrere nella stessa categoria di peso.

Il tipo di costruzione retorica alla fine non è dissimile da quella dietro a una frase del tipo: “è questo che volete per i nostri bambini?” dove i bambini vengono sostituiti da “i nostri fratelli neri”.

La costruzione retorica di Chappelle si fonda poi anche su continue enunciazioni del suo essere una brava persona, capace di comprendere le istanze altrui, anche quelle più diverse dalle sue. Se come dice Chappelle stesso la cattiveria che mette nelle sue battute è una cattiveria performata in quanto forma artistica, il dubbio che anche l’empatia espressa sul palco possa essere performata non è priva di fondamento.

Con questo speciale Chappelle però va oltre la transfobia un po’ sempliciotta da bar, con le stesse battute che potrebbero dire gli hippy bianchi coi piedi sporchi di cui parla.

Per scaldare il pubblico alla sua visione delle differenze di genere durante la prima parte dello spettacolo racconta di aver picchiato una donna lesbica perché a causa della sua maschilità (performata potremmo dire) non aveva inizialmente capito che fosse una donna.

Non so se sei uomo o donna nel dubbio ti tiro un pugno.

Quindi nella seconda parte, poco dopo la battuta su Jenner/Ali prende esplicitamente le difese di JK Rowling perché messa a tacere dalle persone trans, che “si inventano le parole [riferito a “TERF”] per avere ragione nelle discussioni.”

“Le TERF” continua “non odiano le donne trans, ma le guardano come noi neri guardiamo la blackface. Si offendono: ’Guardala sta facendo una mia imitazione.’”

Di nuovo strumentalizza il razzismo per fare una battuta transfobica. Se siamo contro il blackface perché sbagliato e il blackface è come una donna trans, allora le donne trans sono sbagliate. Sono delle imitazioni, ma questo le TERF lo dicono da almeno 40 anni. Ma probabilmente il pubblico di Chappelle non lo sa. Dopodiché si dichiara team TERF, perché si sa, “il genere è un fatto”. Probabilmente gli era sfuggito che anche Rowling, come Jenner, è una ricca donna bianca.

Lo show si conclude poi con il racconto del rapporto con Daphne Dorman, una comica trans di stand-up che Chappelle aveva voluto come apertura nei suoi show di San Francisco.

Chappelle racconta come sul palco non abbia fatto ridere nessuno e che il suo pezzo facesse abbastanza pena ma che in realtà aveva solo bisogno dei suoi consigli.

Dorman si sarebbe suicidata poco dopo, in seguito al quale Chappelle crea un fondo per aiutare la figlia. Il tono di questa ultima parte dello show è nettamente meno caustica e irriverente, mostrando uno Chappelle fuori dal palco umano ed empatico. Rimane comunque una autorappresentazione performativa di una persona che fino a qualche minuto prima sparava a zero contro qualsiasi persona trans. The Closer segue quindi un andamento in due fasi:

sono un comico, performo la cattiveria, derido l’intera categoria delle persone trans (e di parecchie persone gay e lesbiche);

sono una persona sensibile, vi racconto la storia di una specifica donna trans chiamata Daphne Dorman alla quale ero legato. Seguono titoli di coda con foto in bianco e nero con Chappelle insieme a vari personaggi più o meno famosi che sottolineano quanto il mondo fuori lo stimi e gli voglia bene.

Dopo una prima parte molto aggressiva un finale del genere funziona come una rassicurazione verso il pubblico. Non è cattivo, è che solo il suo lavoro.

Secondo la famiglia di Dorman, Chappelle è da considerarsi un vero alleato della comunità LGBT+ e quel pezzo è da considerarsi un modo per elaborare il lutto di una persona che il comico stimava. Chappelle sfodera il tokenismo dell’amica trans e da cinico passa a cuore d’oro nel giro di pochi minuti. Nella sua crociata satirica contro i bianchi Chappelle non si vergogna però a usare in maniera funzionale gay, lesbiche e persone trans. Chiunque può essere usat* come un pacco bomba contro i bianchi. Insomma ci sono molti modi per esprimere intolleranza, oltre al dire direttamente cose transfobiche, anche usare la retorica e la manipolazione del discorso, di cui le TERF sono maestre, sono un mezzo piuttosto subdolo.

--

--